ELISA GIORDANO
Club: Valsugana Rugby Padova
RUOLO:Terza linea
CAP: 11
DATA DI NASCITA:01/11/1990
ELISA GIORDANO

1) Sono decine e decine le discipline sportive perché hai scelto proprio il rugby, cosa ti affascina di questo sport?
Nella mia vita ho praticato diversi sport, a cominciare dal pattinaggio, alla pallamano, al basket e ho iniziato a giocare a rugby all’età di 19 anni, tardino per iniziare un nuovo sport me ne rendo conto, ma la squadra di pallamano in cui giocavo era appena stata sciolta e io non sapevo che andare a fare. Coincidenza ha voluto che una mia amica stesse cambiando squadra di rugby così le chiesi di provare. E da quel momento non ho più smesso.
La prima volta a rugby è stata la prima volta in assoluto considerato che la mia conoscenza del rugby si fermava al fatto che si giocasse con una palla ovale, ma non l’avevo neanche mai vista. Tuttavia sono rimasta affascinata dall’atmosfera, dal fatto che, anche se si stessero allenando, si divertivano e c’era armonia nel gruppo.
Col senno di poi però ho capito che la cosa unica e particolare di questo sport è il fatto di essere una grande famiglia, non solo all’interno dei componenti della propria squadra, ma anche tra persone e squadre diverse.

2) Quali sono le differenze più evidenti, a parte la fisicità, tra il rugby femminile e quello maschile?
Cambia proprio lo stile di gioco. Se il nostro punto di forza non può essere evidentemente il fisico, siamo “costrette” a compiere scelte diverse, evitare i punti di forza delle squadre più fisiche puntando ad esempio sulla resistenza al gioco, sulla rapidità di decisione e sulla velocità di esecuzione. Quindi giocare in questo modo è stata una scelta vera e propria per valorizzare al massimo ciò che siamo.

3) Quale età secondo te potrebbe essere quella giusta per iniziare a giocare a rugby?
Una particolarità del rugby è proprio quella che indipendentemente dall’età di inizio si possono raggiungere obiettivi insperati in altri sport. Certo è, che prima si inizia più si diventa tecnici e più le cose vengono facili, ma, a mio avviso, la cosa imprescindibile è l’impegno e la costanza che una persona ci mette, solo così si può “arrivare in alto”.

4) Prova ad essere convincente, spiega perché una giovane ragazza dovrebbe indossare le scarpe chiodate ed abbandonare tutù e zumba?
Perché il rugby è uno sport che ti modella, ti cambia, ti fa crescere non solo a livello fisico ma anche in quello mentale e ti rende parte di una grande famiglia, di un mondo che farai fatica a dimenticare. Provare per credere!

5) Ci sono molti tifosi e spettatori al seguito di una partita di rugby femminile, come vi accolgono? sono scettici? entusiasti? o altro?
Negli ultimi anni gli spettatori che vengono a vedere una nostra partita sono sempre un numero maggiore. È un’emozione indescrivibile vedere tutte queste persone ai cancelli e sugli spalti che ti incoraggiano, che cantano con te l’Inno, che applaudono e ti sostengono per tutta la partita e anche oltre. Ovviamente esistono anche gli scettici, che col rugby femminile non vogliono avere niente a che fare, ma noi stiamo lavorando anche per loro per dimostrargli che pure il nostro sport è uno sport spettacolare.

6) Differenze sostanziali tra rugby femminile in Italia ed all’estero
Inizialmente direi proprio un’altra cultura di questo sport che è sempre esistita o comunque che si è formata decine e decine di anni prima rispetto a noi.
Come secondo aspetto il livello fisico e tecnico delle giocatrici è più alto, dovuto al fatto che essendoci più ragazze che giocano a questo sport hanno diversi campionati con diversi livelli di difficoltà e quindi è più facile migliorare se ti scontri sempre e solo con squadre forti.
Anche il fatto che le giocatrici della nazionale si incontrino molte più volte in raduni pre gare importanti favorisce la loro complicità nel gioco.
In ogni caso in Italia si stanno facendo grandi passi avanti e piano piano arriveremo anche noi al loro livello.

7) Raccontare un aneddoto simpatico e/o antipatico successo sul campo durante una partita
Un aneddoto simpatico potrebbe essere quello di quando un nostro medico stava andando da una nostra compagna in campo, ma non avendo le scarpe adatte al terreno, è scivolato e in quel volo sono saltati via anche gli occhiali; sfortunatamente non ci vedeva senza e quindi per trovarli ha dovuto tastare tutto il terreno circostante col palmo della mano, e non ci ha messo poco. Noi dal campo non abbiamo capito subito, ma quando ci hanno mostrato il video abbiamo riso un sacco.
Un aneddoto spiacevole e che ci ha lasciato a bocca aperta, invece, è successo in Scozia durante una partita il tempo era bellissimo c’era il sole, ma tutto d’un tratto il minuto successivo c’era la grandine e un vento gelido che ti tagliava la faccia, fortunatamente la partita era finita e siamo corse in spogliatoio.

8) Quanto e come ci si allena?
Personalmente mi alleno abbastanza, tutti i giorni anche due volte al giorno. Tuttavia è una condizione che non mi pesa perché so che serve a me e alla mia squadra, inoltre la fatica è, molte volte, una questione psicologica basta saperla affrontare.

© Ivrea Rugby Club – Massimo Sardo